In molta letteratura sanitaria si legge dei diversi problemi comuni che attanagliano la sanità contemporanea nei paesi occidentali, quali l‟aumento della vita media e con essa l‟incremento delle polipatologie, la scarsità delle risorse e la conseguente ottimizzazione nel loro utilizzo, la necessità di erogare prestazioni qualitativamente rilevanti al fine di raggiungere gli obiettivi, evitando reclami e sprechi, e ottenendo la soddisfazione degli utenti.
L‟indagine di questa trattazione ha come obiettivo quello di analizzare, nella realtà savonese, il modello dell‟assistenza domiciliare, il grado di soddisfazione degli utenti ed eventualmente i loro suggerimenti.
Nella prima parte si considera il quadro concettuale di riferimento relativo alla continuità assistenziale intesa come un continuum ospedale e territorio/domicilio, nonché la normativa nazionale che tratta l‟assistenza domiciliare integrata (Lea, Piano sanitario nazionale).
Successivamente si analizza la normativa regionale (l.r. 12/‟06 e delibera relativa all‟autosufficienza, nonché la norma specifica di riferimento) e le indicazioni della ASL2 savonese in merito alle cure domiciliari integrate con particolare riferimento agli utenti valutati ad alta complessità di cura considerando anche il progetto, redatto dal Direttore del dipartimento Cure primarie con il Responsabile Qualità e il Direttore Sanitario, circa l‟assistenza di utenti ad alta complessità assistenziale1.
Si analizza lo specifico infermieristico in questa situazione particolare dove l‟ambiente di cura, la costante presenza del caregiver ha rilevanza sostanziale.
La trattazione prosegue con l‟analisi dei vari items del questionario somministrato a utenti che hanno fruito del servizio di cure domiciliari integrate2 della zona sanitaria 4 savonese nel periodo dicembre ‟06-marzo ‟07 per un totale di 185 utenti. Si sono considerati tutti i richiedenti inseriti nella valutazione con scheda AGeD a media ed alta assistenza che necessitavano di interventi infermieristici e infermieristici/fisioterapici.
Si sono elaborati i dati dai quali è emerso un certo grado di soddisfazione e dei contributi/suggerimenti da parte di alcuni nuclei familiari indagati. Ma tutti hanno risposto che preferiscono rimanere al proprio domicilio col supporto di ciò che è erogato piuttosto che rimanere in ospedale o essere istituzionalizzato, ovviamente finchè è possibile. Queste dichiarazioni pongono un dilemma bioetico che spazia dalla “sacralità della vita” alla “qualità della vita”.3
Terminata la rappresentazione e l‟analisi dei dati si è provveduto e stilare alcune proposte operative al fine di mantenere il livello raggiunto o migliorarlo in alcune situazioni. Si propone di adottare sia gli infermieri sia i fisioterapisti di cellulari di servizio, di istituire il servizio di assistenza domiciliare sette giorni la settimana, specie per le aree ad alta densità di popolazione (savonese, finalese), di proporre una trattativa per l‟istituzione del servizio di pronta disponibilità infermieristica e medica, di costituire un gruppo di lavoro per la costruzione di indicatori di processo e di esito relativi alle performance professionali nonché alle best pactice e alla clinical governance.